Riti Arborei Lucani. |
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I Riti Arborei sono una antichissima tradizione che si è mantenuta più o meno intatta in molte località del Sud e particolarmente in Basilicata. Oltre al "Maggio" di Oliveto Lucano, si possono annoverare Accettura, Castelmezzano, Pietrapertosa, Rotonda, Terranova di Pollino, Viggianello, Pedali di Viggianello. In Calabria nella sola area del Pollino ricordiamo: Laino Borgo, Laino Castello e Alessandria del Carretto. Il fenomeno è però esteso anche verso Nord nel Lazio e nell'Umbria. Secondo alcuni studiosi la stessa Corsa dei Ceri di Gubbio era ancestralmente un rito arboreo. I tratti comuni evidenti sono il taglio di un grosso albero, che nella piazza viene "maritato" con un "cima" generalmente sempreverde (abete, agrifoglio, pino) a seconda della disponibilità nel territorio. Generalmente le feste cadono in prossimità della primavera, ma con alcune eccezioni derivanti dalla "cristianizzazione" del rito che si vuole in concomitanza con il Protettore o il Patrono del Paese. Quasi ovunque, anche se con diverse tecniche, i tronchi vengono trascinati da Buoi, laddove si è intelligentemente vietato l'uso di mezzi meccanici. Ma esistono anche casi come ad Alessandria del Carretto dove i tronco viene portato a mano. Il rito termina generalmente con la scalata dell'albero dove sono stati appesi premi di varia natura. In alcuni paesi partecipa anche una squadra di "fucilieri" all'abbattimento dei premi appesi sulla cima, come Oliveto Lucano. I riti arborei rappresentano un notevole patrimonio culturale della nostra Regione che bisogna valorizzare e tutelare senza essere tentati di trasformarli in fenomeno da baraccone turistico di massa. Vediamo più da vicino alcuni riti.
Accettura. Da tempo immemorabile, la sagra del Maggio"dedicata al patrono San Giuliano, è celebrata ad Accettura in occasione della Pentecoste, essendo però inglobata in un arco temporale ben più ampio.
Castelmezzano. Una delle tradizioni più belle di Castelmezzano, durante la festa di Sant'Antonio, è il "MAGGIO". La Domenica prima del 13 Settembre c'è il taglio dell'Albero della Cuccagna.
Pietrapertosa. Nella notte di Giugno, al chiaro di luna, i buoi e i massari si portano nel bosco dove giace, disteso, quello che fu un cerro, illuminato dai tenui bagliori dei fuochi.
Viggianello. I riti arborei di Viggianello rappresentano un unicum nel ventaglio delle tradizioni del Mezzogiorno d'Italia. Nei boschi, ogni anno - per ben tre volte - vengono abbattuti gli alberi di faggio, 'Pitu’ e ‘Cuccagna’, destinati al trasporto con i buoi in paese. Un terzo albero viene abbattuto, la 'Rocca', un abete, che andrà a unirsi alla 'Cuccagna' o alla 'Pitu', a esprimere la fusione della forza virile e della fecondità femminile e a simboleggiare la fecondità della terra.
Rotonda. La Sagra dell’Abete di Rotonda è senza alcun dubbio quella che più rispetta i riti e i gesti di una tradizione atavica che ci rimanda ai mitici riti celtici. Infatti, in Svezia, si soleva portare nei villaggi un enorme pino, quello più bello, che, dopo essere stato ornato, si ergeva in piedi e il popolo vi danzava intorno con grande allegria. L’albero restava nel villaggio l’intero anno per essere poi, sostituito con uno fresco l’anno successivo. Il rituale rispecchia appieno ciò che accade a Rotonda. Trovate le origini, è facile intuire come a Rotonda il matrimonio arboreo venne introdotto durante il dominio normanno (Federico II di Svevia costruiva la sua ultima dimora in terra di Lucania, il castello di Lagopesole, nel 1241) e, in ogni caso, venne dedicata a S. Antonio non prima di 800 anni or sono, quando i riti pagani con elementi orgiastici vennero “purgati” dalla Chiesa, che per renderli più accettabili, sovente li sposò a questo o a quel Santo. In una atmosfera di incanto, di intensi profumi e variopinti colori, si rinnova, così, l’appassionante ed inimitabile “Sagra dell’Abete”, in onore di S. Antonio da Padova che, tra storia e leggenda, si narra passò per Rotonda nel XIII sec., fece sosta nei boschi del Pollino, trascorrendo una notte sotto un abete in località Marolo. Anni dopo, nello stesso punto, un bovaro inciampando precipitò in un burrone, invocò disperatamente il nome del Santo che gli apparve in tutto il suo splendore, salvandolo. Il miracolato raccontò l’accaduto a valle ed annualmente si recò con i suoi per abbattere un abete ed offrirlo in onore del Santo protettore. Da allora, niente è cambiato, la Sagra ha mantenuto intatto il suo fascino, le sue usanze proponendo sempre gli stessi riti. [via Comune di Rotonda]
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Maggio Olivetese
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