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I riti arborei sono una antichissima tradizione che si è mantenuta più o meno intatta in molte località del Sud e particolarmente in Basilicata. Oltre al “Maggio” di Oliveto Lucano, si possono annoverare Accettura, Castelmezzano, Pietrapertosa, Rotonda, Terranova di Pollino, Viggianello e Pedali di Viggianello.
In Calabria nella sola area del Pollino ricordiamo: Laino Borgo, Laino Castello e Alessandria del Carretto. Il fenomeno è però esteso anche verso Nord nel Lazio e nell’Umbria. Secondo alcuni studiosi la stessa Corsa dei Ceri di Gubbio era ancestralmente un rito arboreo.
I tratti comuni evidenti sono il taglio di un grosso albero, che nella piazza viene maritato con un cima generalmente sempreverde (abete, agrifoglio, pino) a seconda della disponibilità nel territorio.
Generalmente le feste cadono in prossimità della primavera, ma con alcune eccezioni derivanti dalla cristianizzazione del rito che si vuole in concomitanza con il Protettore o il Patrono del Paese. Quasi ovunque, anche se con diverse tecniche, i tronchi vengono trascinati da buoi, laddove si è vietato l’uso di mezzi meccanici. Ma esistono anche casi come ad Alessandria del Carretto dove i tronco viene portato a mano. Il rito termina generalmente con la scalata dell’albero dove sono stati appesi premi di varia natura.
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In alcuni paesi partecipa anche una squadra di fucilieri all’abbattimento dei premi appesi sulla cima, come Oliveto Lucano.
I riti arborei rappresentano un notevole patrimonio culturale della nostra Regione che bisogna valorizzare e tutelare senza essere tentati di trasformarli in fenomeno da baraccone turistico di massa.